Difetti di pronuncia: la Puglia centro-settentrionale
La nostra lingua ha delle precise regole grammaticali che chiunque riconosce come importanti ed essenziali, ma possiede anche delle regole di pronuncia, che invece spesso vengono trascurate. Per ottenere una modalità di espressione vocale neutra, priva di inflessioni dialettali, è necessario rieducare la voce, così da eliminare i difetti di pronuncia.
In questo articolo tratteremo dei difetti di pronuncia dei pugliesi, e nello specifico di chi abita la Puglia centro-settentrionale. Il primo step da seguire per un parlante pugliese è quello di arrivare a una piena consapevolezza dei propri difetti di pronuncia. Quali sono, dunque, i difetti di pronuncia più comuni nella Puglia centro-settentrionale?
I dittonghi
Come avviene in quasi tutte le altre regioni meridionali, i dittonghi vengono pronunciati con la vocale debole accentata.
Esempi: pìede, vùoi,
Vocali aperte e allungamento
Le vocali toniche tendono a essere pronunciate aperte anche quando dovrebbero essere pronunciate chiuse. Si tende inoltre all’allungamento della pronuncia delle vocali talvolta con variazione tonale.
Esempi: Bari->Bèri, barese->baroise
Scambi di pronuncia tra consonanti “p, t, c,” e “b, d, g”
I parlanti della Puglia centro-settentrionale tendono a scambiare la pronuncia delle consonanti “p, t, c” e le consonanti “b, d, g” soprattutto quando seguono m, n ed l.
Esempi: spento->spendo, lampo->lambo, saltare->saldare, calcio->calgio.
Pronuncia del nesso “-NS” in “-NZ”
Nella Puglia centro settentrionale ricorre il passaggio di “ns” in “nz”.
Esempi: pensare->penzare, insieme->inzieme, consolazione->conzolazione.
Rafforzamento delle consonanti in fine di parola
Un’altra caratteristica tipica dell’italiano regionale pugliese è il rafforzamento delle consonanti alla fine delle parole, con appoggio su una vocale finale.
Esempi: buss(e), gass(e).
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