Difetti di pronuncia: il sardo
Il sardo è una lingua appartenente al gruppo di lingue romanze indoeuropee, che deve essere classificato come idioma a se stante. Si tratta di una lingua molto difficile. Tra tratti fonetici distintivi e una terminologia di antichissima origine, farsi capire è spesso impresa ardua. Ma quali sono i tratti caratteristici di questa lingua? Vediamone alcuni.
Vocali
A seconda delle zone della Sardegna da cui si proviene, la pronuncia delle vocali cambia. Ma finché le vocali vengono pronunciate chiuse, come nell’entroterra e nel nord, non si pone nessun problema. Quando invece si proviene dal sud dell’Isola, il rischio di incomprensione è più alto. La differenza tra accento grave e accento acuto diventa labile: le vocali vengono pronunciate più aperte rispetto alla pronuncia dell’italiano standard. Inoltre le /i/ e /u/ (brevi) latine hanno conservato i loro timbri originali; ad es. il latino siccus diventa siccu.
Dittonghi
Un’altra caratteristica del sardo è l’assenza della dittongazione delle vocali medie (/e/ e /o/). Ad es. il latino potest diventa podet, senza dittongo a differenza dell’italiano può.
Passaggio da D, B, G a V
Quando in posizione mediana intervocalica, o per effetto di particolari combinazioni sintattiche, le consonanti b, d, g diventano fricative.
Così, ad esempio: bava si pronuncia “baba”
Raddoppiamento consonanti
Rafforzamento delle consonanti semplici, come, ad esempio, ditto per ‘dito’, pottuto per ‘potuto’, mangiatto per ‘mangiato’, capitto per ‘capito’.
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