Il fonema /Ɛ/: regole e variazioni regionali
Prima di parlare del fonema /Ɛ/, iniziamo col definire cos’è un fonema.
È l’unità minima della fonologia, il suono mentale (e quindi astratto) di una vocale o di una consonante che si contrappone a quello concreto del fono.
Si scrive all’interno di due barre oblique o slash e ha tipicamente una funzione distintiva.
All’interno di quella che viene definita coppia minima, la variazione di un solo fonema può cambiare radicalmente il significato delle parole della coppia:
/k/arta ________ /s/arta
ca/r/a ________ ca/s/a
Il numero di fonemi non sempre corrisponde a quello dei foni (contrassegnati da due parentesi quadre) o dei grafemi, le unità minime dei sistemi di scrittura indicati all’interno di due parentesi angolate.
In quest’ultimo caso, possiamo notare come nella parola “chiesi” non ci sia corrispondenza tra il numero di fonemi (5) e quello di grafemi (6):
/k/ /j/ /Ɛ/ /z/ /i/ ________ ⟨c⟩ ⟨h⟩ ⟨i⟩ ⟨e⟩ ⟨s⟩ ⟨i⟩
Può capitare anche che a uno stesso fonema corrispondano foni differenti e il risultato è la formazione di allofoni.
Al fonema /n/ e al grafema ⟨n⟩ corrispondono, per esempio, i foni:
[n] della parola “naso”
[ɲ] per la parola “gnomo”
[ɱ] nella parola “anfibio”
[ŋ] della parola “lingua”
la “lettera” non cambia, ma, se provate a pronunciare le parole scritte sopra, noterete che il suono è molto diverso.
Il fonema /Ɛ/
Questo tipo di fonema indica la “è” con accento grave.
Esistono delle situazioni (dittonghi, suffissi, accostamento con altre vocali e/o consonanti) in cui la ⟨e⟩ ha una pronuncia aperta.
Vediamo tre situazioni tipo.
Dittongo ie
In questo dittongo il fonema /Ɛ/ si trova in associazione con quella che viene chiamata semivocale o semiconsonante, il fonema /j/ (lo “jod” che ricorda nella pronuncia proprio una i lunga).
Parole con questo dittongo sono:
- cavalière
- cièlo
- mièle
A questa regola sfuggono principalmente due parole che fanno eccezione e vanno pronunciate con la ⟨e⟩ chiusa:
- chiérico
- bigliétto
La pronuncia del dittongo chiuso è tipica ed estesa a tutte le parole in molte aree della Campania dove si ha anche l’aggiunta di uno iato tra i due fonemi:
- ci___élo
- suffici___énte
- parrucchi___ére
Suffisso ello/a
Quando una parola ha questo tipo di terminazione allora possiamo star certi che quella ⟨e⟩ sarà aperta, come nelle parole:
- ciambèlla
- pennèlli
- cappèllo
Attenzione ad alcune parole che, pur terminando nello stesso modo, hanno la ⟨e⟩ chiusa:
- capéllo
- stélla
Non è per niente raro sentire queste due parole con una pronuncia aperta, fin troppo a volte, in Lombardia, Puglia o Sicilia.
E seguita da vocale
L’ultima situazione tipo in cui la ⟨e⟩ va pronunciata aperta è quella in cui la segue un’altra vocale.
Hanno la ⟨e⟩ aperta quindi:
- parèo
- idèa
- musèi
In questo caso non ci sono evidenti eccezioni, ma possiamo incontrare almeno due omografi (parole scritte nello stesso modo) che cambiano significato se modifichiamo la pronuncia della ⟨e⟩:
- Dèi (le divinità grèche) e Déi (la preposizione)
- Nèi (le neformazioni della pèlle) e Néi (la preposizione)
In Lombardia, alcune zone del Piemonte e della Valle d’Aosta quella ⟨e⟩ è tipicamente chiusa e, quindi, anche la diversa pronuncia dei due omografi, così come il significato, viene persa.
Potete trovare altri esempi di regole relativi al fonema /Ɛ/ nella quarta puntata del podcast Dizióne Fàcile sulla è aperta.