Chi parla una corretta dizione è una persona fredda?
Ma davvero la dizione perfetta vuol dire essere asettici, in buona sostanza “freddi”? A giudicare dalle norme di base suggerite a chi vuole imparare il giusto modo di parlare, leggere o di recitare, pare di sì.
Per cominciare, alla buona e prima di seguire un vero e proprio corso di dizione, la lettura “diritta” rappresenta un buon esercizio: leggere un testo “freddo”, liberandosi di punteggiature e interpretazioni. La metafora è quella di una retta (da qui il termine “lettura diritta”), senza “curve emotive” appunto.
Altro suggerimento può essere anche quello di elencare una serie di nomi o numeri senza nessuna intonazione al fine di creare neutralità, rendere cioè ogni parola uguale all’altra oppure provare a pronunciare le parole stringendo i denti e con il sorriso sulle labbra, utilizzando sempre lo stesso volume della voce.
L’obiettivo è quello di non fare sentire inflessioni dialettali per cercare di mantenere una intonazione asettica e professionale.
In sintesi, a giudicare da questi iniziali accorgimenti, il trucco per diventare bravi con la dizione pare proprio quello di non ostentare nessuna partecipazione. Parlare bene, senza troppi accenti, senza quelle doppie che riscaldano il comune linguaggio parlato. Ma, e qui sta la magia, se poi si diventa bravi per davvero, quell’emozione che non deve trasparire nel lettore con una perfetta dizione verrà provata da chi lo ascolta.
Una “finta freddezza” in realtà è frutto di studio e di accuratezza che regala al pubblico partecipazione, coinvolgimento e carica emotiva allo stesso tempo.
Non resta che provare per credere.
Articolo a cura di Valentina Chisari
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