Balbuzie: di cosa si tratta e a chi rivolgersi per risolverla

Il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, giunto alla sua quinta edizione (DSM-5), classifica la balbuzie fra i disturbi del neuro sviluppo.

È un “disturbo della fluidità dell’eloquio ad esordio infantile“, così viene definito ed è caratterizzato da:

  • anomalie del parlato persistenti nel tempo e inadeguate all’età e alle abilità linguistiche del soggetto;
  • senso di ansia che insorge nelle situazioni comunicative;
  • limitazioni nella partecipazione sociale e nelle prestazioni scolastiche o lavorative;
  • esordio precoce (insorge nei bambini tra i 2,5 e i 5 anni di età).

Cause

La balbuzie ha sicuramente una base multifattoriale.

Alla luce delle attuali scoperte, si può affermare che l’ereditarietà su base genetica è uno dei principali fattori che porta allo sviluppo del disturbo. Esiste, infatti, un’alta probabilità che uno o entrambi i genitori del bambino manifestino una predisposizione alla balbuzie.

Un altro fattore è il ritardo dello sviluppo delle competenze linguistico- motorie rispetto al resto delle funzioni cognitive. Può capitare che il bambino non riesca a star dietro a tutto ciò che vorrebbe dire.

Traumi cranici ed eventi neurologici quali ictus potrebbero portare all’insorgenza della balbuzie anche in età adulta.

Tipi di balbuzie

Il DSM-5, redatto dall’American Psychiatric Association, fa un elenco degli elementi che caratterizzano le varie disfluenze:

  • ripetizione di sillabe e suoniforma clonica (ad es. ba- ba- ba- babbo);
  • allungamento di suoni vocalici e consonanticiforma tonica (ad es. baaa-bbo, mammm-a);
  • disritmie con inserzioni di pause all’interno delle parole;
  • pause del discorso sonore o mute;
  • circonlocuzioni (giri di parole per evitare il blocco);
  • eccessiva tensione articolatoria, visibile e/o udibile, nel pronunciare determinati foni;
  • esitazioni;
  • ripetizione di frasi e parole mono e multisillabiche.

La prevalenza nella popolazione è di circa l’1% e, solitamente, nell’80-85% dei casi regredisce in maniera spontanea entro uno o due anni dall’insorgenza.

Figure di riferimento

Nel bambino, il ruolo dei genitori o degli insegnanti a scuola è fondamentale nell’individuazione del problema in fase precoce.

La balbuzie potrebbe risolversi da sé, ma parlare con uno specialista servirà ad affrontare il disturbo nel migliore dei modi e prima che possa avere ripercussioni psicologiche importanti sul bambino e possa protrarsi fino all’età adulta.

Le figure specialistiche di riferimento a cui rivolgersi sono senz’altro il neuropsichiatra infantile, lo psicologo, il logopedista e il foniatra.

Un esempio pratico di risoluzione del problema lo dà la Dottoressa Chiara Comastri, psicologa, formatrice e fondatrice della Cooperativa Sociale Onlus Psicodizione.

Nel caso ve la siate persa, ecco l’intervista che le è stata fatta da Giulia Gullaci per il blog di Dizione.it

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