L’accento tonico in italiano e in comparazione con altre lingue
L’accento è il risultato di una serie di caratteristiche fonetiche che danno maggiore rilievo alla sillaba di una parola e che in italiano ci portano a parlare in senso largo di accento tonico.
Le suddette caratteristiche sono relative all’intensità, alla posizione e alla funzione semantica.
Intensità – accento tonico intensivo
In italiano la sillaba tonica, su cui cade l’accento, è pronunciata con maggiore intensità rispetto a quelle atone che ne sono prive.
L’accento tonico è quindi prevalentemente intensivo (o dinamico), in quanto le variazioni di intensità della sillaba tonica sono quelle predominanti. Sono, però, pur sempre accompagnate anche da variazioni di altezza tonale e durata.
In lingue quali l’inglese o il giapponese, l’accento è invece musicale, poiché il parametro prevalente per la sillaba tonica non è più l’intensità, ma l’altezza tonale.
Posizione – accento tonico libero
In italiano l’accento è libero, poiché può collocarsi in qualsiasi punto della parola.
Non è possibile, infatti, determinare a priori e secondo un principio linguistico dove andrà a collocarsi.
Classificazione delle parole
In base alla posizione della sillaba tonica le parole si dividono in:
TRONCHE accentate sull’ultima sillaba, come perché, cantò;
PIANE accentate sulla penultima sillaba (circa il 70% delle parole italiane), come capitàno, vedere;
SDRUCCIOLE accentate sulla terzultima sillaba, come tavolo, magnifico;
BISDRUCCIOLE accentate sulla quartultima sillaba, come càpitano, portamelo;
TRISDRUCCIOLE accentate sulla quintultima sillaba, come recitaglielo, occupatene.
Fatta eccezione per le parole tronche, l’accento non è grafico ed è anche per questo che a molti stranieri può risultare difficile posizionarlo correttamente all’interno della parola.
In altre lingue quali il francese e il turco l’accento invece è fisso e, in questi due casi specifici, è posizionato sull’ultima sillaba.
Funzione semantica – accento tonico distintivo
Quando ci troviamo di fronte a parole omografe (scritte nello stesso modo), l’accento assume un valore distintivo e attribuisce un significato diverso a seconda della posizione in cui va a collocarsi.
Omografi tonici
Ecco alcuni esempi di parole che non presentano nessuna differenza nel modo in cui sono scritte, ma che cambiano radicalmente di significato a seconda di quale sia la sillaba tonica.
Prìncipi (i sovrani) e Princìpi (i valori);
Lèggere (il verbo) e Leggère (il femminile di leggeri);
Impàri (da imparare) e Ìmpari (l’aggettivo che indica qualcosa di “non pari”);
Prèdico (da predicare) e Predìco (da predire);
Vìola (da violare) e Viòla (il colore, il fiore, il nome).
Anche nel cinese mandarino sono presenti diversi omografi, ma la differenza di significato è data dalla diversa altezza tonale, invece che dall’intensità della sillaba prominente.
A seconda che il tono sia ascendente, discendente o discendente- ascendente, in cinese si può passare dal termine “mamma” a “cavallo” con estrema facilità.
Sentirete parlare di accenti, omografi e parole che si pronunciano in modi che mai ci saremmo aspettati (sapevate che si dice Facocèro e non Facòcero?!) nel primo episodio del podcast: Dizióne Fàcile.
Nonostante all’inizio alcune pronunce possano sembrarvi strane, scoprirete presto che “Parlare in dizione non vuol dire snaturarsi” e anzi acquisirete delle capacità che denoteranno ancora meglio la vostra professionalità e competenza.