Come nasce la dizione

Parliamo di migliorarla, di studiarla, di metterla in pratica, ma non abbiamo mai parlato di come nasce la dizione.

Come nasce la dizione: il primo documento

Per scoprirlo, dobbiamo partire da molto lontano, per la precisione dall’anno 906. In quell’anno, infatti, è stato scritto e diffuso il primo documento nella storia in lingua italiana: il Placito di Capua, o Placito Capuano:
“Sao ke kelle terre per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte Santi Benedicti”, tradotto: “So che quelle terre per quei territori che qui sono designati, trenta anni le possedette la parte di San Benedetto”.

Queste parole derivano da una trascrizione di una testimonianza di lite tra il monastero benedettino della località di Monecassino e tal Roderigo D’Aquino. Il fulcro della questione, era appunto, il possesso di alcune terre.

La scelta di scrivere in volgare si deve al fatto che il latino non era più utilizzata come lingua orale: si preferiva quella della gente comune, del volgo, appunto.

Gli sviluppi della dizione

Da lì in poi iniziò a procedere lo sviluppo di una lingua sempre più comune, che vide nel fiorentino la madre della comunicazione e l’emblema dell’unione linguistica del nostro paese. Nei primi anni del 300 il fiorentino era già imposto e diede il via agli ulteriori sviluppi della lingua volgare, la stessa che venne utilizzata da Dante Alighieri per la stesura della Divina Commedia.

I dialetti però stavano prendendo forma e anche in Italia la lingua aveva preso molte forme, e per capire come nasce la dizione ci basta pensare a uno dei personaggi e colonne portanti del nostro Ottocento.
Alessandro Manzoni, infatti, sostenendo la necessità di una lingua nazionale, riuscì anche con le sue opere a unire la prosa e la poesia con il linguaggio parlato, in nome di quella che poi è diventata la lingua italiana.

Ci furono, da lì in poi, studi e analisi della nostra lingua, che portarono i linguisti ed esperti a delineare le regole, le eccezioni, le particolarità dell’italiano. Ad esempio la presenza delle vocali che non sono cinque ma sette, considerando anche la a e la e che si sdoppiano: possono infatti essere aperte o chiuse.

Ora che conosci la storia di come è nata la dizione, sei ancora più pronto per i nostri corsi!

Giulia Gullaci
Giulia Gullaci

Utilizziamo cookie, anche di terze parti, per fini tecnici, statistici e di profilazione. Cliccando su “Accetto”, acconsenti all’uso dei cookie. Per ulteriori informazioni sui cookie e su come gestirli, consulta la nostra Cookie Policy

Serve una mano?

Siamo qui per darti tutte le informazioni di cui hai bisogno. Scrivici su WhatsApp al 366 366 7166